Worship Service 04.8.2019

IL TIMORE DI DIO 2 parte

Pastore Evangelista Heros Ingargiola

Il timore di Dio è una parte del carattere di Dio. La chiesa deve vivere e camminare nel timore, purtroppo a volte il timore di Dio è stato usato in modo errato per portare paura, per esercitare dominio ed autoritarismo ma è arrivato il tempo di tornare ad avere timore di Dio e camminare nei suoi modelli per adempiere la Sua perfetta volontà.

Proverbi 8.13 Il timore del SIGNORE è odiare il male; io odio la superbia, l’arroganza,
la via del male e la bocca perversa.

Il timore di Dio è odiare ogni forma di male e di peccato; la prima cosa che ci viene in mente quando si parla di peccato è pensare alle cose più estreme ma in realtà anche parlare male dei fratelli o soddisfare la carne piuttosto che lo spirito è altresì peccato.

Proverbi 9.10 Il principio della saggezza è il timore del SIGNORE, e conoscere il Santo è l’intelligenza.

Una delle manifestazioni del carattere di Dio è la sapienza, essa è l’abilità di mettere in pratica la conoscenza. Conoscere la Parola di Dio senza metterla in pratica non produrrà cambiamenti nella nostra vita. Chi mette in pratica la parola di Dio, e non la ode solamente, fonda la sua vita sulla roccia. Abbiamo bisogno quindi di trasformare la potenza della Parola che arriva dentro di noi e metterla in pratica, ciò fare di noi dei veri discepoli.

Proverbi 15.33 Il timore dell’Eterno è un ammaestramento di sapienza, e prima della gloria c’è l’umiltà.

Se desideriamo vedere la gloria di Dio allora dobbiamo crescere nell’umiltà. L’umiltà è una parte del carattere di Cristo, Egli infatti era umile e mansueto di cuore. L’umiltà è la capacità di lasciarsi guidare, condurre e curare dalle autorità che Dio ha posto nella nostra vita.

Marco 4.35-41  Or in quello stesso giorno, fattosi sera, disse loro: «Passiamo all’altra riva». 36 E i discepoli, licenziata la folla, lo presero con loro, così come egli era, nella barca. Con lui c’erano altre barchette. 37 Si scatenò una gran bufera di vento e le onde si abbattevano sulla barca, tanto che questa si riempiva. 38 Egli intanto stava dormendo a poppa, su un guanciale. Essi lo destarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che noi periamo?». 39 Ed egli, destatosi, sgridò il vento e disse al mare: «Taci e calmati!». E il vento cessò e si fece gran bonaccia. 40 Poi disse loro: «Perché siete voi così paurosi? Come mai non avete fede?». 41 Ed essi furono presi da gran timore e dicevano tra loro: «Chi è dunque costui al quale anche il vento e il mare ubbidiscono?».

Avere timore di Dio non significa avere paura ma avere una paura reverenziale, avere rispetto. Quando abbiamo timore di Dio non facciamo ciò che a Lui dispiace perché lo amiamo e desideriamo rispettarlo; la paura invece è uno spirito e non viene da Dio infatti l’amore perfetto di Dio caccia via la paura.

Analizziamo questo episodio della Scrittura:

  • Gesù disse ai discepoli di passare all’altra riva questo ci fa comprendere che quando Dio ci dà un comando dobbiamo camminare in quel rhema( parola specifica) e non dobbiamo avere paura ma crescere nella fiducia, ubbidendo a ciò che Lui ci dice di fare.
  • Possiamo notare la differenza tra paura e timore. La paura spinge i discepoli a vivere nell’egoismo, infatti si preoccuparono solo di loro stessi nonostante nella barca ci fosse anche Gesù( vedi verso 38). Il timore invece porta rivelazione della maestà di Dio, infatti loro si stupirono quando Gesù fece calmare la tempesta e un grande timore scese su tutti loro.  Il termine timore dal greco significa anche tremare davanti a Dio, non di paura ma di riverenza, di rispetto per ciò che Lui è.

II Corinzi 5.11 Consapevoli dunque del timore che si deve avere del Signore, cerchiamo di convincere gli uomini; e Dio ci conosce a fondo, e spero che nelle vostre coscienze anche voi ci conosciate.

La chiesa dei corinzi proveniva da una cultura di idolatria, di trasgressione e perversione sessuale per questo motivo l’Apostolo Paolo li ammaestrava a non camminare più come facevano prima ma di tornare alla grazia di Dio. La grazia di Dio non esclude il timore ma lo accoglie perché il timore ci spinge a vivere nella santità.

Atti 2.43 Ognuno era preso da timore; e molti prodigi e segni erano fatti dagli apostoli.

Il timore anticipa il soprannaturale. Dove c’è timore c’è ordine, dove c’è ordine ci sono i Suoi modelli e dove ci sono i modelli c’è la manifestazione della Sua gloria.

Ebrei 11.7 Per fede Noè, divinamente avvertito di cose che non si vedevano ancora, con pio timore, preparò un’arca per la salvezza della sua famiglia; con la sua fede condannò il mondo e fu fatto erede della giustizia che si ha per mezzo della fede.

Dio scelse Noè, in mezzo ad una generazione perversa e lontana da Dio, per il suo cuore integro e retto, rivelandogli ciò che sarebbe accaduto.

Tutto ciò che facciamo per Dio deve essere fatto con santo timore e non con orgoglio, esso infatti precede la rovina e fa muovere le persone nell’egoismo e nell’egocentrismo. Il timore ci conduce verso la volontà di Dio e porta le persone a dare sempre la gloria a Dio.

I Pietro 2.18 Domestici, siate con ogni timore sottomessi ai vostri padroni; non solo ai buoni e ragionevoli, ma anche a quelli che sono difficili.

Dobbiamo servire Dio non per soddisfare noi stessi ma per compiacere Lui. Dio deve essere servito come Lui ha stabilito e non come noi vogliamo. La sottomissione alle autorità ed a Dio deve essere un modello nella chiesa perché senza sottomissione non sarà possibile vedere la gloria di Dio.

Matteo 18.1-11  In quel momento, i discepoli si avvicinarono a Gesù, dicendo: «Chi è dunque il più grande nel regno dei cieli?» Ed egli, chiamato a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: 3 «In verità vi dico: se non cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.  Chi pertanto si farà piccolo come questo bambino, sarà lui il più grande nel regno dei cieli. 5 E chiunque riceve un bambino come questo nel nome mio, riceve me. 6 Ma chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in me, meglio per lui sarebbe che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato in fondo al mare.
7 Guai al mondo a causa degli scandali! perché è necessario che avvengano degli scandali; ma guai all’uomo per cui lo scandalo avviene! 8 Se la tua mano o il tuo piede ti fanno cadere in peccato, tagliali e gettali via da te; meglio è per te entrare nella vita monco o zoppo, che avere due mani o due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno. 9 Se il tuo occhio ti fa cadere in peccato, cavalo e gettalo via da te; meglio è per te entrare nella vita con un occhio solo, che aver due occhi ed essere gettato nella geenna del fuoco.10 Guardatevi dal disprezzare uno di questi piccoli; perché vi dico che gli angeli loro, nei cieli, vedono continuamente la faccia del Padre mio che è nei cieli. 11 [Poiché il Figlio dell’uomo è venuto a salvare ciò che era perduto.]

Nel capitolo precedente leggiamo che i discepoli tornavano da un episodio di sconfitta e delusione perché non erano riusciti a liberare un fanciullo da un demone così il padre del fanciullo si recò da Gesù dato che i discepoli non erano riusciti. I discepoli non andarono da Gesù chiedendogli perdono per l’accaduto ma iniziarono a chiedersi chi di loro fosse il più grande. Il cambiamento non è un optional ma è fondamentale, dobbiamo cambiare le attitudini del nostro cuore. Gesù in questo episodio diede un grande esempio, dicendo che dobbiamo essere piccoli come dei fanciulli.

Quando l’uomo entra nel territorio dell’orgoglio, dimentica da dove Dio lo ha tratto fuori ma non dobbiamo mai dimenticare ciò che eravamo senza Cristo e riconoscere con umiltà che abbiamo sempre bisogno di Lui.

Dio crea opportunità per provare i cuori. I discepoli non appresero l’insegnamento che Dio gli aveva dato e iniziarono ad inorgoglirsi, ambivano a qualcosa che doveva succedere invece Gesù parlava di ciò che era accaduto per questo il Signore dovette dargli un nuovo insegnamento e gli disse che dovevano tornare come dei bambini.

Molti desiderano il loro riconoscimento davanti agli uomini ma Dio desidera lavorare nel carattere dei discepoli. Dio è interessato ad insegnare, a correggere, a trasformare, ad educare. Mentre molti pensano ad apparire, Dio vuole farci “ essere” dei veri discepoli.

Analizziamo tre esempi nella Parola di Dio.

  • II Cronache 26.1-23  Allora tutto il popolo di Giuda prese Uzzia, che aveva sedici anni, e lo fece re al posto di Amasia suo padre. 2 Egli ricostruì Elot e la riconquistò a Giuda, dopo che il re si fu addormentato con i suoi padri.
    3 Uzzia aveva sedici anni quando cominciò a regnare, e regnò cinquantadue anni a Gerusalemme. Sua madre si chiamava Iecolia, ed era di Gerusalemme.
    4 Egli fece ciò che è giusto agli occhi del SIGNORE, interamente come aveva fatto Amasia suo padre. 5 Si diede con diligenza a cercare Dio mentre visse Zaccaria, che aveva l’intelligenza delle visioni di Dio; e finché cercò il SIGNORE, Dio lo fece prosperare.6 Egli uscì e mosse guerra ai Filistei, abbatté le mura di Gat, le mura di Iabne e le mura di Asdod e costruì delle città nel territorio di Asdod, e in quello dei Filistei. 7 E Dio gli diede aiuto contro i Filistei, contro gli Arabi che abitavano a Gur-Baal, e contro i Maoniti. 8 Gli Ammoniti pagavano un tributo a Uzzia; e la sua fama si sparse sino ai confini dell’Egitto, perché era diventato potentissimo. 9 Uzzia costruì pure delle torri a Gerusalemme, sulla porta dell’Angolo, sulla porta della Valle e sulla Svolta, e le fortificò. 10 Costruì delle torri nel deserto e scavò molte cisterne perché possedeva una grande quantità di bestiame; ne scavò pure nella parte bassa del paese e nella pianura; aveva dei lavoranti e viticultori per i monti e nelle terre fruttifere, perché amava l’agricoltura. 11 Uzzia aveva inoltre un esercito di combattenti che andava alla guerra per schiere, composte secondo il numero del censimento fattone dal segretario Ieiel e dal commissario Maaseia, e messe sotto il comando di Anania, uno dei generali del re. 12 Il numero totale dei capi delle case patriarcali, degli uomini forti e valorosi, era di duemilaseicento. 13 Essi avevano al loro comando un esercito di trecentosettemilacinquecento combattenti, preparati a entrare in guerra con gran valore, per sostenere il re contro il nemico. 14 Uzzia fornì a tutto l’esercito scudi, lance, elmi, corazze, archi e fionde da scagliare sassi. 15 Fece fare, a Gerusalemme, delle macchine inventate da esperti per collocarle sulle torri e sugli angoli, per scagliare saette e grosse pietre. La sua fama raggiunse paesi lontani, perché egli fu meravigliosamente soccorso, finché divenne potente.16 Ma quando fu divenuto potente, il suo cuore, insuperbitosi, si pervertì, ed egli commise un’infedeltà contro il SIGNORE, il suo Dio, entrando nel tempio del SIGNORE per bruciare dell’incenso sull’altare dei profumi. 17 Ma il sacerdote Azaria entrò dopo di lui con ottanta sacerdoti del SIGNORE, uomini coraggiosi, 18 i quali si opposero al re Uzzia, e gli dissero: «Non spetta a te, Uzzia, di offrire incenso al SIGNORE, ma ai sacerdoti, figli d’Aaronne, che sono consacrati per offrire i profumi! Esci dal santuario, poiché tu hai commesso un’infedeltà! E questo non ti tornerà a gloria davanti a Dio, al SIGNORE». 19 Allora Uzzia, che teneva in mano un turibolo per offrire l’incenso, si adirò. E mentre si adirava contro i sacerdoti, la lebbra gli scoppiò sulla fronte, in presenza dei sacerdoti, nella casa del SIGNORE, presso l’altare dei profumi. 20 Il sommo sacerdote Azaria e tutti gli altri sacerdoti lo guardarono, ed ecco che aveva la lebbra sulla fronte; e lo fecero uscire in fretta, ed egli stesso si affrettò ad andarsene fuori, perché il SIGNORE lo aveva colpito. 21 Il re Uzzia fu lebbroso fino al giorno della sua morte e rimase nell’infermeria come lebbroso, perché era escluso dalla casa del SIGNORE; e Iotan, suo figlio, era a capo della casa reale e rendeva giustizia al popolo del paese. 22 Il rimanente delle azioni di Uzzia, le prime e le ultime, è stato scritto dal profeta Isaia, figlio di Amots.
    23 Uzzia si addormentò con i suoi padri e fu sepolto con i suoi padri nel campo delle tombe dei re, perché si diceva: «È lebbroso». E Iotam, suo figlio, regnò al suo posto.

Uzzia fu uno dei re più giovani citati nella Bibbia al quale piaceva fare le cose per Dio ma quando divenne potente si inorgoglì e divenne infedele. Si chiuse un ciclo nella sua vita e se ne aprì un altro. Uzzia entrò in abusivismo spirituale svolgendo un ruolo che non era di sua competenza, così fu colpito dalla lebbra, essa è figura del peccato e della conseguenza del peccato. Siamo chiamati a servire Dio in ogni tempo ed in ogni stagione della nostra vita, custodiamo il nostro cuore per servire Dio come Lui ha stabilito e secondo i Suoi modelli.

  • II Re 5.19-27 Egli se ne andò e fece un buon tratto di strada. 20 Ma Gheazi, servo di Eliseo, uomo di Dio, disse fra sé: «Ecco, il mio signore è stato troppo generoso con Naaman, con questo Siro, non accettando dalla sua mano quanto egli aveva portato; com’è vero che il SIGNORE vive, io voglio corrergli dietro, e avere da lui qualcosa». 21 Così Gheazi corse dietro a Naaman; e quando Naaman vide che gli correva dietro, saltò giù dal carro per andargli incontro, e gli disse: «Va tutto bene?» 22 Egli rispose: «Tutto bene. Il mio signore mi manda a dirti: “Ecco, proprio ora mi sono arrivati dalla regione montuosa d’Efraim due giovani dei discepoli dei profeti; ti prego, dà loro un talento d’argento e due cambi di vestiario”». 23 Naaman disse: «Ti prego, accetta due talenti!» E gli fece premura; chiuse due talenti d’argento in due sacchi con due cambi di vestiario, e li caricò addosso a due dei suoi servi, che li portarono davanti a Gheazi. 24 Giunto alla collina, Gheazi prese i sacchi dalle loro mani, li ripose nella casa, e rimandò indietro quegli uomini, che se ne andarono. 25 Poi andò a presentarsi davanti al suo signore. Eliseo gli disse: «Da dove vieni, Gheazi?» Egli rispose: «Il tuo servo non è andato in nessun luogo». 26 Ma Eliseo gli disse: «Il mio spirito non era forse presente laggiù, quando quell’uomo si voltò e scese dal suo carro per venirti incontro? È forse questo il momento di prendere denaro, di prendere vesti, e uliveti e vigne, pecore e buoi, servi e serve? 27 La lebbra di Naaman s’attaccherà perciò a te e alla tua discendenza per sempre». Gheazi uscì dalla presenza di Eliseo, tutto lebbroso, bianco come la neve.

Eliseo disse a Naaman:” vai in pace” e gli diede grazia, Naaman venne guarito e liberato dopo avere ubbidito a quello che il profeta aveva detto ma Gheazi servo di Eliseo con un’attitudine poco rispettosa verso l’uomo di Dio e verso l’opera di Dio nella vita di Naaman andò a prendere dei soldi, entrò anche lui, come Uzzia, in un territorio che non era di sua competenza. Gheazi fece tutto in segreto credendo che Eliseo non sapesse nulla ma non fu così, la lebbra così si attacco a Gheazi. Dobbiamo servire Dio con ubbidienza ed umiltà e ricordarci che a Dio nulla è nascosto.

  • I Re 8.3-10  Quando arrivarono gli anziani d’Israele, i sacerdoti presero l’arca, 4 e portarono su l’arca del SIGNORE, la tenda di convegno, e tutti gli utensili sacri che erano nella tenda. I sacerdoti e i Leviti eseguirono il trasporto. 5 Il re Salomone e tutta l’assemblea d’Israele convocata presso di lui si radunarono davanti all’arca, e sacrificarono pecore e buoi in tal quantità da non potersi contare né calcolare. 6 I sacerdoti portarono l’arca del patto del SIGNORE al luogo destinato per essa, nel santuario della casa, nel luogo santissimo, sotto le ali dei cherubini; 7 i cherubini infatti avevano le ali spiegate sopra il sito dell’arca e coprivano dall’alto l’arca e le sue stanghe. 8 Le stanghe avevano una tale lunghezza che le loro estremità si vedevano dal luogo santo, davanti al santuario, ma non si vedevano dal di fuori. Esse sono rimaste là fino ad oggi. 9 Nell’arca non c’era altro se non le due tavole di pietra che Mosè vi aveva deposte sul monte Oreb, quando il SIGNORE fece alleanza con i figli d’Israele, dopo che questi furono usciti dal paese d’Egitto.10 Mentre i sacerdoti uscivano dal luogo santo, la nuvola riempì la casa del SIGNORE.

Salomone radunò tutti gli anziani, capi, principi e figli delle famiglie d’Israele per portare l’arca, egli chiamò solo una categoria di persone per svolgere questo servizio. Ognuno svolse il proprio ruolo e quando uscirono dal luogo santo con grande timore,  la nuvola riempì la casa del Signore. Questo ci insegna che se siamo ubbidienti alla funzione che Dio ci ha assegnato, svolgendo il nostro ruolo con timore, fedeltà, lealtà ed ubbidienza allora la presenza e la gloria di Dio scenderà.

Camminando nel timore di Dio, seguendo i suoi principi ed i suoi modelli avremo una rivelazione più profonda del Signore, la Sua presenza scenderà e la Sua gloria riempirà la nostra vita.