Worship Service 17.04.2022

LA CENA PASQUALE

Pastore Heros Ingargiola

Gesù disse a Giovanni e a Pietro di andare a preparare una stanza per celebrare la Pasqua. Egli disse anche che avrebbero trovato un puledro d’asina legato e che avrebbero dovuto sciogliere e portare a Lui. Poi avrebbero incontrato anche un uomo con una brocca.

LUCA 22:10 Ed egli rispose loro: «Quando sarete entrati in città, vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d’acqua; seguitelo nella casa dove egli entrerà.

Questo è figura dello Spirito Santo che ci conduce dove è tutto pronto per celebrare la Santa Cena con il Signore, un momento di intimità.

LUCA 22:15-16 Egli disse loro: «Ho vivamente desiderato di mangiare questa Pasqua con voi, prima di soffrire; 16 poiché io vi dico che non la mangerò più, finché sia compiuta nel regno di Dio».

Il Signore aprì il Suo cuore ai Suoi dodici raccontando loro ciò che stava per avvenire. Gesù ora sta aspettando insieme a tutti i santi il momento delle Nozze dell’Agnello!

LUCA 22:3 Satana entrò in Giuda, chiamato Iscariota, che era nel numero dei dodici.

Questo avvenne prima della Cena. Nessuno di noi si sarebbe messo a tavola con dei nemici perché stare a tavola è un momento di comunione e intimità. Dio sapeva che il diavolo era entrato nel cuore di Giuda. Le nostre opere, il nostro modo di pensare, le nostre attitudini possono aprire le porte al nemico. Giuda permise a satana di entrare. Ma Gesù cenò lo stesso con Lui. Egli amò i Suoi nemici e i Suoi amici fino alla fine. E proprio mentre era a tavola con i Suoi discepoli, magari mentre stavano ridendo e parlando delle cose del Regno, Gesù dovette dichiarare che chi lo avrebbe tradito era lì con loro. Non lo stava dicendo a uno della folla o a un governatore, bensì ai Suoi più intimi.

GIOVANNI 13:21-22 Dette queste cose, Gesù fu turbato nello spirito, e apertamente, dichiarò così: «In verità, in verità vi dico che uno di voi mi tradirà». 22 I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo di chi parlasse.

Ci sono cinque ferite che ogni uomo teme di vivere. La prima è quella del rifiuto. Quando non veniamo accettati ci isoliamo e abbiamo paura. La seconda è la ferita dell’abbandono a causa di genitori assenti fisicamente o emotivamente. Queste persone cercano di attirare l’attenzione su di sé. Poi c’è la ferita dell’umiliazione quando qualcuno si è vergognato di noi o ci ha ridicolizzato. La vergogna e la colpa ci impediscono di amare noi stessi e gli altri. La quarta è la ferita del tradimento, quella che Giuda fece a Gesù. Avviene quando qualcuno non mantiene ciò che ci aveva detto provocando in noi il bisogno di controllare tutto per non essere nuovamente sorpresi dal tradimento. Un’altra ferita è quella dell’ingiustizia. Persone che hanno vissuto in un ambiente famigliare freddo e autoritario, sono persone sensibili ma chiuse. Gesù ci può comprendere!

Il momento che viviamo a tavola nelle nostre case è molto importante. Come lo viviamo? Spesso si litiga, ci si offende o si mangia a orari diversi e così la tavola invece che essere un momento di comunione diventa un momento di solitudine.

Gesù sapeva che Giuda lo avrebbe tradito ma lo ha amato fino alla fine. Magari Giuda pensò che fosse proprio sciocco il comportamento di Gesù visto che nonostante Egli sapesse che lo stava tradendo, non faceva nulla. Giuda non aveva compreso l’amore incondizionato del Signore. Gesù gli stava dando ancora un’opportunità per ravvedersi. Ma così non fu. Il Signore si preoccupò dei Suoi discepoli e cominciò a raccontare ciò che gli sarebbe accaduto, come lo avrebbero lasciato solo. Nella Santa Cena Pasquale possiamo sperimentare l’amore di Cristo. Forse è un amore che non comprendiamo ma è reale. Così Gesù diede un nuovo comandamento.

GIOVANNI 13:33-35 Figlioli, è per poco che sono ancora con voi. Voi mi cercherete; e, come ho detto ai Giudei: “Dove vado io, voi non potete venire”, così lo dico ora a voi. 34 Io vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri. Come io vi ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri. 35 Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri».

Il Suo ultimo comando fu: “amatevi!”. Alcuni pensano che l’amore sia qualcosa di emotivo o sentimentale. Ma l’amore di Dio va oltre il sentimento. Gesù ha dimostrato come amarci. La più grande espressione di amore che possiamo donare ai nostri fratelli e sorelle è offrire la nostra vita per loro. Però non possiamo amarci del Suo amore se prima lo Spirito Santo non ci ha riempito del Suo amore. Infatti Gesù ci insegna di amarci del Suo stesso tipo di amore. Non è l’amore che abbiamo dentro di noi perché questo non è quello di Cristo ma il nostro. E il nostro tipo di amore è malato, non è perfetto, è a convenienza. Giuda amò Gesù, ma a modo suo non con l’amore di Dio. Se ameremo Cristo con il nostro tipo di amore, il nostro tipo di amore un giorno ci porterà al tradimento. Questo è il motivo per cui molti cristiani abbandonano Cristo e lo tradiscono. Noi tradiamo il Signore quando parliamo male, mentiamo, pecchiamo o anche quando semplicemente pensiamo di andare via da Lui o dalla Chiesa.

Facciamoci riempire dell’amore di Dio affinchè l’egoismo e l’egocentrismo lascino la nostra anima. L’egoismo è semplicemente mettere noi prima degli altri. Ogni volta che facciamo una scelta di nostra libera volontà pecchiamo di egoismo perché stiamo scegliendo al posto di Cristo. La nostra vita ora deve essere Cristocentrica. Se siamo innamorati di Gesù dovremo essere innamorati anche della Chiesa! Il Suo amore è incondizionato. Molto spesso abbiamo amato i nostri fratelli con delle condizioni ben precise.

1 CORINZI 13:4-8a L’amore è paziente, è benigno; l’amore non invidia, non si mette in mostra, non si gonfia, 5 non si comporta in modo indecoroso, non cerca le cose proprie, non si irrita, non sospetta il male; 6 non si rallegra dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità, 7 tollera ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa. 8 L’amore non viene mai meno;

Gesù quindi prese un calice. Nelle usanze ebraiche si festeggiava con 3, 4 o 7 calici. Il primo calice rappresentava il passaggio del mare, dalla morte alla vita. Il secondo quello di Abrahamo, il terzo quello di Isacco, il quarto quello di Giacobbe chiamato Israele, il quinto quello del patto della nuvola su Israele, il sesto quello del patto con Davide e il settimo quello del Messia. Quest’ultimo fu il calice che prese Gesù, il calice del Nuovo Patto.