Worship Service 18.8.2019

 

CHI HA SETE, VENGA

Pastore Evangelista Heros Ingargiola.

 

Nel mondo naturale quando si ha fame o sete e quel bisogno viene soddisfatto, non si sente la necessità di continuare a volere qualcosa ma nel mondo spirituale è al contrario, più si mangia e beve spiritualmente più aumenterà il desiderio di ricercare la Parola di Dio per crescere e quindi essere nutriti e dissetati.

Giacomo 5.17-18  Elia era un uomo sottoposto alle nostre stesse passioni, e pregò intensamente che non piovesse e non piovve sulla terra per tre anni e sei mesi. 18 Pregò di nuovo, e il cielo diede la pioggia, e la terra produsse il suo frutto.

Il profeta Elia pregò che non piovesse e ciò portò un lungo periodo di carestia ma poi pregò di nuovo e il cielo si aprì, questo significa che anche se nella nostra vita abbiamo vissuto o stiamo vivendo un tempo di carestia, arriverà per certo anche una nuova stagione ed un tempo di benedizione. Il profeta non pregò una sola volta ma perseverò nella preghiera infatti mandò per ben sette volte il suo servo sul monte per vedere se stesse accadendo qualcosa ed alla settima volta vide una nuvola grande come il palmo di una mano. Questo episodio della Parola ci insegna che non dobbiamo scoraggiarci ma dobbiamo continuare a perseverare nella preghiera anche se non vediamo subito il risultato perché nel tempo giusto gli eventi cambieranno e vedremo l’esaudimento alle nostre preghiere.

Il termine “pregò di nuovo” usato in questo verso ha diversi significati, uno di essi è partorire la pioggia infatti il profeta Elia pregava in modo così intenso che la sua posizione naturale era identica al modo in cui partorivano le donne ebree, accovacciate su loro stesse e con la testa tra le gambe e in questa posizione pregava Elia. Dobbiamo imparare a piegare la nostra vita fino a quando non vediamo l’esaudimento alla nostra richiesta. La pioggia che arriva nella nostra vita permette al seme della Parola di Dio di germogliare e di portare quindi vita e frutto.

Giovanni 7.37 Nell’ultimo giorno, il giorno più solenne della festa, Gesù stando in piedi esclamò: «Se qualcuno ha sete, venga a me e beva.

Giovanni 7.33 Perciò Gesù disse loro: «Io sono ancora con voi per poco tempo; poi me ne vado a colui che mi ha mandato.

Da questi versi evinciamo un concetto molto importante: Gesù si muove nell’eternità ma sa discernere perfettamente i tempi infatti stava vivendo un tempo di transizione perché sarebbe passato di nuovo dalla terra all’eternità. L’ultimo giorno era il più solenne perché il sommo sacerdote prendeva una brocca d’acqua e la versava sull’altare, Gesù compì questo in modo profetico ed affermando: “ chi ha sete, venga” si stava presentando come il sommo sacerdote dalla cui fonte scaturisce un’acqua che disseta in eterno; Lui è la vera fonte di acqua viva .

Giovanni 7.38 Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno».

Gesù non soltanto è l’acqua viva ma è anche la fonte da cui scaturisce acqua, Lui è la roccia che seguiva il popolo d’Israele nel deserto.

Apocalisse 7.16 Non avranno più fame e non avranno più sete, non li colpirà più il sole né alcuna arsura.

Se la fonte da cui proviene l’acqua è pura allora anche l’acqua sarà pura.

Esodo 15.22-27  Poi Mosè fece partire gli Israeliti dal mar Rosso ed essi si diressero verso il deserto di Sur; camminarono tre giorni nel deserto e non trovarono acqua. 23 Quando giunsero a Mara, non potevano bere l’acqua di Mara, perché era amara; perciò quel luogo fu chiamato Mara. 24 Allora il popolo mormorò contro Mosè, dicendo: «Che berremo?» 25 Egli gridò al SIGNORE; e il SIGNORE gli mostrò un legno. Mosè lo gettò nell’acqua, e l’acqua divenne dolce. È lì che il SIGNORE diede al popolo una legge e una prescrizione, e lo mise alla prova, dicendo: 26 «Se tu ascolti attentamente la voce del SIGNORE che è il tuo Dio, e fai ciò che è giusto agli occhi suoi, porgi orecchio ai suoi comandamenti e osservi tutte le sue leggi, io non ti infliggerò nessuna delle infermità che ho inflitte agli Egiziani, perché io sono il SIGNORE, colui che ti guarisce».27 Poi giunsero a Elim, dov’erano dodici sorgenti d’acqua e settanta palme; e si accamparono lì presso le acque.

Da quale fonte attingiamo per prendere l’acqua? Non possiamo dissetarci da una fonte qualsiasi, possiamo correre il rischio di credere che quella fonte sia pura ma in realtà nasconde un veleno. Le acque amare nella nostra vita possono diventare dolci!

Nel verso 25 di questo passo della Scrittura, Mosè gridò al Signore ed Egli gli diede delle istruzioni precise su cosa fare con il legno che gli stava mostrando. Il legno è figura della croce, essa è l’unico mezzo che ci permette di essere liberi dall’amarezza ( Mara). L’amarezza è l’evidenza del non morire a se stessi e ricevere tutto da tutti. La croce ha la potenza di trasformare le acque amare della nostra vita come il peccato, la malattia, il dolore, le relazioni distrutte e trasformarle in acque dolci di salvezza, guarigione, pace, gioia e ristoro.

La croce è il punto in cui si incontra la debolezza dell’uomo e la potenza di Dio.

Dio fece comprendere a Mosè che attraverso quel legno si poteva ricevere riscatto da tutti gli eventi amari della vita e che essi potevano essere sostituiti dall’amore, dalla gioia, dal perdono di Dio e dalla Sua grazia.

Alla croce dobbiamo deporre tutte le amarezze ed iniziare a bere l’acqua pura che Dio vuole darci.

Nel momento più brutto che si attraversa nel deserto, anche se si vedono solo acque amare attorno, ciò che bisogna confessare è che per mezzo della croce stiamo producendo un nuovo livello di gloria. Il deserto è sicuramente una prova nella nostra vita ma come lo affrontiamo? Ricordiamoci che Dio crea opportunità per provare i nostri cuori.

Dio non soltanto mostrò il legno a Mosè ma gli diede anche un’istruzione, un’applicazione pratica   su ciò che doveva fare, alla luce di questo dobbiamo riflettere sul nostro modo di agire quando ci troviamo di fronte alle acque amare nella nostra vita. Abbiamo bisogno di ritornare alla fonte, alla croce e deporre lì ogni amarezza, sofferenza e dolore, riconoscendo che la croce è eterna e che attraverso di essa c’è la soluzione per tutti i dolori passati, presenti e futuri.

Dio mise alla prova il polo d’Israele perché non Lo ascoltavano più. Dio ci piega quando non siamo disposti ad ascoltare. Dio desidera che i Suoi figli abbiano fiducia in Lui e che imparino ad ascoltarlo e questo sarà di beneficio per la nostra vita.

Ascoltare la voce di Dio, della Parola e delle autorità preposte sulla nostra vita ci consentirà di camminare nell’ubbidienza e di bere acque dolci ma se non facciamo questo vivremo nella disubbidienza e berremo solo acque amare.

Quando si attraversa un periodo di deserto non bisogna lamentarsi, facendo ciò si rimarrà vittime del deserto. Cosa fare quando ci si trova nel deserto? Bisogna lodare. La lamentela ci allontana dalla presenza di Dio e dall’unzione ma la lode attira la presenza di Dio. Quando la prova non viene superata, si ripresenterà. È fondamentale rinnovare la nostra mente e non permettere alla nostra carne di uscire fuori durante la prova; la prova deve essere vissuta come un’opportunità per vedere la gloria di Dio.

Romani 8.5 Infatti quelli che sono secondo la carne, pensano alle cose della carne; invece quelli che sono secondo lo Spirito, pensano alle cose dello Spirito.

Volgiamo il nostro cuore e la nostra mente alle cose del cielo, dello spirito e non alle cose terrene.

Giovanni 4. 4-30  Ora doveva passare per la Samaria. 5 Giunse dunque a una città della Samaria, chiamata Sicar, vicina al podere che Giacobbe aveva dato a suo figlio Giuseppe; 6 e là c’era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del cammino, stava così a sedere presso il pozzo. Era circa l’ora sesta.
7 Una Samaritana venne ad attingere l’acqua. Gesù le disse: «Dammi da bere». 8 (Infatti i suoi discepoli erano andati in città a comprare da mangiare.) 9 La Samaritana allora gli disse: «Come mai tu che sei Giudeo chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?» Infatti i Giudei non hanno relazioni con i Samaritani. 10 Gesù le rispose: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è che ti dice: “Dammi da bere”, tu stessa gliene avresti chiesto, ed egli ti avrebbe dato dell’acqua viva». 11 La donna gli disse: «Signore, tu non hai nulla per attingere, e il pozzo è profondo; da dove avresti dunque quest’acqua viva? 12 Sei tu più grande di Giacobbe, nostro padre, che ci diede questo pozzo e ne bevve egli stesso con i suoi figli e il suo bestiame?» 13 Gesù le rispose: «Chiunque beve di quest’acqua avrà sete di nuovo; 14 ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete; anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una fonte d’acqua che scaturisce in vita eterna». 15 La donna gli disse: «Signore, dammi di quest’acqua, affinché io non abbia più sete e non venga più fin qui ad attingere». 16 Gesù le disse: «Va’ a chiamare tuo marito e vieni qua». 17 La donna gli rispose: «Non ho marito». E Gesù: «Hai detto bene: “Non ho marito”; 18 perché hai avuto cinque mariti; e quello che hai ora, non è tuo marito; in questo hai detto la verità». 19 La donna gli disse: «Signore, vedo che tu sei un profeta. 20 I nostri padri hanno adorato su questo monte, ma voi dite che a Gerusalemme è il luogo dove bisogna adorare». 21 Gesù le disse: «Donna, credimi; l’ora viene che né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22 Voi adorate quel che non conoscete; noi adoriamo quel che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23 Ma l’ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori. 24 Dio è Spirito; e quelli che l’adorano, bisogna che l’adorino in spirito e verità». 25 La donna gli disse: «Io so che il Messia (che è chiamato Cristo) deve venire; quando sarà venuto ci annuncerà ogni cosa». 26 Gesù le disse: «Sono io, io che ti parlo!» In quel mentre giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che egli parlasse con una donna; eppure nessuno gli chiese: «Che cerchi?» o: «Perché discorri con lei?» 28 La donna lasciò dunque la sua secchia, se ne andò in città e disse alla gente: 29 «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto; non potrebbe essere lui il Cristo?» 30 La gente uscì dalla città e andò da lui.

Gesù sapeva che doveva passare da quella città perché c’era un appuntamento divino.

Dobbiamo andare alla fonte eterna per bere perché le cose naturali dissetano solo per un tempo ma quelle spirituali sono eterne.  Quando andiamo alla fonte crescerà anche la nostra rivelazione di Cristo. La samaritana non sapeva chi fosse Gesù ma mentre Egli iniziò a parlare lei ebbe la rivelazione che Gesù era un maestro, un profeta e che Lui era il Cristo, il Messia. Gesù fece in modo che la donna lasciasse un secchio per poi trovare fiumi d’acqua.

Non attingiamo ad altre fonti perché solo Gesù è la fonte che disseterà la nostra sete in eterno ed attraverso di noi disseterà anche quella di coloro che ci circondano. Gesù iniziò un proposito in Samaria attraverso una donna peccatrice, samaritana e che quindi non poteva avere relazione con i giudei e continuò poi l’opera con Filippo. Forse alcune persone hanno messo un’etichetta sulla nostra vita, separandoci ed emarginandoci ma andando a Gesù, Lui darà fiumi d’acqua viva e farà una cosa nuova nella nostra vita. Ritorniamo alla fonte, ritorniamo a Gesù!